Intervista a Stefano Sala: dalla carriera alla passione per i tatuaggi del volto Cleofe Finati
Il mondo gli ha già dato il benvenuto molti anni fa, trasformandoli in un vero must have. Che sia per ricordo o per un semplice sfizio, il tatuaggio ‘dipinge’ il corpo del suo appassionato.
Ma com’è vivere e lavorare come modello quando non hai uno, ma una serie di tatuaggi che ‘colorano’ il tuo corpo?
Essere un modello, sfilare, avere la responsabilità di far risaltare il prodotto sponsorizzato nel miglior modo possibile, non è facile, poiché per farlo bisogna seguire le tendenze e, quindi, diventare quell’ideale al quale tutti ambiscono. Dall’inizio del secolo le mode sono cambiate: siamo passati dai capelli biondo platino al castano, dal sorridere in passerella allo sguardo fisso e inespressivo.
I tatuaggi, considerati inadatti a rappresentare l’ideale di uomo fino a pochi anni fa, adesso sono piacevolmente richiesti dalle case di moda di tutto il mondo, poiché raffigurano l’uomo un dannato e misterioso, mix che sta spopolando sempre più. Bisogna stare attenti, però, a non farli risultare volgari e poco eleganti; inoltre, come testimonia Stefano Sala, uno tra i modelli di punta di Cleofe Finati, non tutti i clienti si sono ancora abituati alla nuova tendenza giovanile e, quindi, preferiscono coprirli con l’uso di Photoshop.
Dobbiamo mettere in chiaro un’altra cosa: i tatuaggi sono un segno indelebile che rappresenta un qualcosa di noi: un ricordo, un emozione, un’avventura, un qualcosa che ci piace e al quale siamo legati. Il tatuaggio più significativo per Stefano è la scritta “bubi”, il modo col quale lui e la sua compagna chiamano la loro bambina. A questo si aggiungono altri 3 tatuaggi preferiti: la scritta “Rock’n’roll” sul labbro, gli uccelli sul costato e il tatuaggio polinesiano sul braccio.
Un tatuaggio può significare tutto ciò che voi volete attribuirgli.
Tuttavia, il più grande ostacolo resta la reazione dei genitori, i quali per circa il 97% delle volte non approvano. A Stefano è andata mezza dritta, poiché solo suo padre non ha approvato, in quanto era sempre stato contrario al dipingersi il corpo; sua madre, invece, non ha obbiettato, poiché anche lei tatuata.
Spinta dalla curiosità, ho voluto porre qualche domanda in più a Stefano Sala:
– Qual è per te la cosa più bella del lavorare per Archetipo?
L’energia, la voglia di fare, l’esprimere quello che sei, quello che vuoi, quella libertà che Stefania e tutti in generale ti permettono di dare. Comunque, ritengo che Archetipo non cerchi ‘modelli’ ma ‘personaggi’, perchè i vestiti stessi interpretano personaggi che solo artisti riescono a far risaltare, ed è quella la ragione per la quale mi piace lavorare per loro, adoro quel loro essere ‘artisti’.
– So che hai una bambina, Sofia, vorresti che intraprendesse la tua strada (quella da modella) o ritieni che questo mestiere sia troppo competitivo?
°Beh, ci terrei che prima di tutto termini gli studi d’obbligo e magari consegua la maturità e in seguito la laura, ne sarei estremamente felice; tuttavia, sarà libera di seguire la strada che preferisce, anche se rispetto al fare da modella, preferirei facesse l’attrice dove, in confronto ad una foto o ad una passerella puoi far valere molto di più il tuo talento.
– Parlami dell’esperienza del primo tatuaggio. Com’è stata?
° Abbastanza traumatica! Mi sono tatuato una sirena tribale. Lo fatto in un paesino del Cile con le bacchette per 25 euro. Dolore impensabile, anche se il risultato non è stato quello sperato, volevo fare qualcosa di diverso dagli altri, di artistico, inoltre, era anche economico!
Alla fine, miei cari, fin’quando li amate e continueranno a trasmettervi la stessa sensazione, lo stesso “wow” che avete provato la prima volta che l’avete ammirato, noi del team Archetipo approviamo.
di Giulia Polito